Il piccolo paesino di Sant’Agata dei Goti, nella provincia di Benevento, ha una storia lunga secoli, che parte dalle battaglie tra Sanniti e Romani. Grazie alla posizione su uno sperone di roccia tufacea piatto, Sant’Agata dei Goti sembra una terrazza che affaccia sulla natura dei boschi circostanti. La parte antica della città è raccolta nella parte alta, quella della fortezza che ha visto il passaggio di Sanniti, Romani, Svevi e Angioini. Tutti hanno lasciato la loro impronta nel paesino del beneventano che è davvero delizioso.

La formazione del nome
Il nome della cittadina cambia e si accresce nel corso del tempo. Ai tempi dei Sanniti e dei Romani, l’insediamento era chiamato Saticula. Questo nome le rimase fino all’VIII secolo quando, probabilmente, per volontà del Duca Radoaldo di Benevento e del Re dei Longobardi Grimoaldo, convertiti dal cristianesimo ariano al cristianesimo cattolico, dedicarono la cittadella alla Santa catanese Agata.
Sant’Agata aggiunge pezzi al suo nome in epoca normanna, quando la famiglia Drengot divenne feudataria di Sant’Agata. Poiché Rainulfo Drengot aveva il potere di dare il suo nome al suo feudo, Sant’Agata fu ribattezzata Sant’Agata Drengot. Nel corso degli anni però, sia in Francia che in Italia, il cognome Drengot, mutò in De-Goth. Il feudo, pur avendo nuovi feudatari, conserva il suo nome anche in epoca sveva perché dopo il 1140 non si poteva più dare il proprio nome al proprio possedimento. Resta dunque De-Goth fino a quando in una trascrizione, probabilmente in occasione dell’assegnazione del feudo alla famiglia De la Rath nel 1411, qualcuno pensò bene che Sant’Agata fosse dei Goti per una qualche dominazione che non c’è mai stata o che, almeno, non è dimostrabile.
Cosa vedere a Sant’Agata dei Goti
Grazie alla sua forma arroccata, con abitazioni che sembrano appoggiate alla parete rocciosa come se fossero un presepe, Sant’Agata dei Goti è molto simile ad una terrazza che affaccia sulla natura incontrastata dei boschi sottostanti. La prima cosa da non perdere è la vista mozzafiato del Ponte sul Martorano. Le chiese di Sant’Agata sono dei piccoli gioielli, andrebbero viste almeno la chiesa medioevale dell’Annunziata, con i suoi meravigliosi affreschi gotici e la chiesa di Santa Menna, la più antica di Sant’Agata, risalente al VI secolo, una volta cappella del castello.
Di fronte alla chiesa di Santa Menna c’è, per l’appunto, il castello: una costruzione in tufo dall’aspetto solido e massiccio, edificata dai longobardi. Oggi quasi del tutto privato.
Incamminandosi per le vie del borgo, troviamo altri edifici degni di nota: la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, quella del Carmine con il Museo Diocesano, la chiesa di Sant’Angelo in Minculanis, la chiesa e il palazzo di San Francesco. A Sant’Agata ci si potrebbe perdere per giorni tra palazzi, chiese, l’antico lavatoio e le passeggiate sotto i portici.